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Agnese Pini: "La verità su mio padre un atto d'amore e riconciliazione"

Agnese Pini: "La verità su mio padre un atto d'amore e riconciliazione"

La giornalista firma il memoir 'La verità è un fuoco', 'un modo per trovare un margine di verità e felicità'

Un modo per trovare "un margine di verità" e di "felicità". Ma anche "un atto di amore e riconciliazione". Un ritorno a casa, alle origini della propria storia. Una via per fare i conti con sé stessi e con il proprio passato. Agnese Pini - prima donna nel 2019 a dirigere il quotidiano 'La Nazione', da luglio 2022 direttrice del 'Quotidiano Nazionale' e da pochi mesi presidente della Longanesi - ha percorso questo sentiero: si è confrontata con una vicenda personale, tanto intima quanto nascosta. Ha avuto il coraggio di fare una domanda che, per molto tempo, è rimasta tra le labbra. "Chi sei, papà? Chi eri, padre mio, prima di essere mio padre, quando eri soltanto un uomo?". Una domanda che apre il suo memoir 'La verità è un fuoco', pubblicato da Garzanti. Un libro in cui Pini svela una verità 'nascosta' che l'ha accompagnata fin da quando era adolescente: suo padre è stato don Pini, un sacerdote che ha lasciato l'abito e la Chiesa per amore di una donna, sua madre.

"Per me scrivere questo libro - racconta Pini all'AdnKronos - è stata una strada anche per trovare un margine di verità, quindi di felicità in un certo senso". Un modo "per tornare a casa. Fare conti con sé stessisignifica avere il coraggio di tornare a casa propria, in senso figurato e reale". Questo perché "c'è un momento nella vita in cui te ne vuoi andare, vuoi lasciare la tua famiglia, non pensare alle cose che ti fanno soffrire. Poi invece - inevitabilmente - arriva il momento in cui ci vuoi fare conti e torni a casa. Io l'ho fatto con questo libro". Per Pini, "tornare a casa è stato come ripercorrere tutte le fatiche e i silenzi che comunque c'erano stati nella mia famiglia, malgrado quella verità che ho scoperto a 13 anni". Pini, infatti, ancora adolescente, ha trovato in fondo a un cassetto un piccolo album rosso: sulla copertina si leggeva il nome 'don Pini' e le foto raccolte all’interno ritraevano un giovane sacerdote dall’espressione assorta. Da qui nascono le tante domande che la giornalista si è posta sul passato del padre. Ma - avverte - "non basta una risposta per colmare tutto il vuoto di senso che si apre quando scopri cose così impattanti". In questo senso, il cuore del libro consiste nel fatto che "la vera libertà che abbiamo come individui sta nel coraggio che riusciamo a mettere nelle domande che sappiamo fare. E' nel coraggio della domanda che c'è la nostra libertà".

Agnese Pini si è affidata al memoir, un genere molto praticato e diffuso. "I n realtà - osserva - dietro questo genere letterario, che è anche molto femminile, c'è un dato profondo: siamo immersi in un mondo in cui le risposte non le troviamo fuori da noi: la religione non è più così forte come lo era fino a 50 anni fa, così come la politica o le ideologie . Le risposte ora le ricerchi dentro te stesso, dentro la tua famiglia, i tuoi genitori, i nonni, i bisnonni. Perché si scrive così tanto di sé e delle proprie famiglie? Perché il senso che non trovi più fuori di te, lo vai a recuperare in quello che sei e anche in quello che sei stato prima di nascere, quindi nelle tue radici". Questo libro, conclude Pini, "è stato un atto d'amore, di grande riconciliazione. Avendo avuto un rapporto complicato volevo restituire un po' della bellezza e della libertà che i miei genitori mi hanno dato". (di Carlo Roma)

Adnkronos International (AKI)

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